Sono oltre 13 mila gli alimenti in commercio che comunicano al consumatore finale l’assenza di determinati componenti nutrizionali. Ammonta a circa il 18% dei prodotti presenti in supermercati e ipermercati, costituendo più o meno un indotto di 7 miliardi di euro. Questo è ciò che emerge grazie agli studi dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, evidenziando come l’attenzione delle aziende food si sia concentrato su questo aspetto tra 2018 e 2019.
I componenti nutrizionali più assenti sono gli antibiotici, zuccheri aggiunti e glutammato. Ma in forte ascesa anche alimenti privi di lievito e ricette senza glutine o lattosio, soprattutto durante il lockdown.
Anche il “mondo opposto”, ovvero quello di cibi con l’aggiunta di specifici componenti nutrizionali, ha raggiunto cifre importanti, come l’11,2% del totale e 3 miliardi di fatturato. Tra questi abbiamo soprattutto proteine e fibre, sempre più ricercate in ciò che compriamo.
Come mai?
È un fenomeno in continua crescita, come ha evidenziato Marco Cuppini – research director di GS1 Italy – , con nuovi trend in ascesa. Senza conservanti o senza coloranti sono due claim ormai ben saldi nell’immaginario collettivo, e – come evidenziato in precedenza – il focus si sta lentamente spostando. Il motivo? Una rinnovata volontà di ricercare benessere e uno stile di vita più salutare anche attraverso il cibo.
Ed è impossibile non notare quanto il lockdown abbia influito su questi cambiamenti, quando chiunque era impossibilitato a fare del movimento se non in casa. Inoltre, abbiamo assistito anche all’impennata degli acquisti di alimenti con alto quantitativo di vitamine, visto il loro incessante lavoro sulle difese immunitarie.
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