Quante volte, dopo un periodo di alimentazione sregolata, magari durante le feste o durante le vacanze estive, riempiti di buoni propositi ci siamo ripetuti espressioni come “basta! Da lunedì dieta ferrea” o “dalla prossima settimana dieta e palestra”? Queste frasi preannunciano già il fallimento di una dieta.

Molto spesso alle parole seguono anche i fatti, si intraprende una dieta dimagrante, possibilmente molto restrittiva, che ci aiuta a perdere peso e a mantenere il peso forma per un breve periodo, finché non ricadiamo nella “tentazione” del cibo, che progressivamente ci fa riprendere i chili persi con sacrificio e ci fa ricominciare tutto da capo.

In questi casi la nostra dieta sembra rifarsi al Mito di Sisifo, condannato per l’eternità dagli dei a trasportare con molta fatica un enorme e pesantissimo masso risalendo un pendio, per poi vederselo scivolare nuovamente a valle una volta giunto presso la vetta. La fatica di Sisifo simboleggia un lavoro vano, che comporta grandi sacrifici ma risultati modesti.

Secondo il Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, indipendentemente dal tipo di dieta, ci sono sette caratteristiche comuni, sei errori che causano il fallimento di una dieta e che impediscono di mantenere le restrizioni imposte da una dieta per un lungo periodo. Vediamoli insieme.

  1. L’effetto trasgressione: più si vieta, più si desidera. Chi segue una dieta si trova spesso a ripensare a un cibo vietato nel proprio regime alimentare, trasformando questo pensiero in un vero e proprio desiderio di assumerlo. È un desiderio stimolato dal semplice divieto che ci siamo autoimposti con la dieta. Più si cerca di rimanere rigidi e più il divieto assoluto ci porterà a desiderare di trasgredire al regime dietetico. Il consiglio, in questo caso, può essere solo quello di evitare di selezionare in maniera estremamente rigida i cibi da includere nella dieta, accettando che dentro di noi esista anche una parte istintiva che ama abbandonarsi ai piaceri della vita, di cui fa senz’altro parte anche il cibo.
  2. Il successo apparente e l’effetto yo-yo. Una delle caratteristiche più subdole delle diete è quella del successo apparente, che consiste nel perdere realmente peso durante la dieta, mantenendo anche un certo peso forma per un po’ di tempo, per poi ritrovarsi di nuovo a trasgredire e a recuperare i chili persi. In questo momento, la delusione e la frustrazione possono farsi tali da far abbandonare definitivamente il percorso dietetico, prima di ritrovarne uno nuovo più avanti nel tempo. Questo “effetto yo-yo” può incidere anche a livello di autostima, quando la persona inizia a considerarsi debole e incapace di raggiungere i propri obiettivi.
  3. L’effetto evitamento: mi privo di tutto, per evitare tentazioni.  È un errore che spesso commettono quelle persone che, pur di mantenere un peso ideale, evitano totalmente ogni cosa, pagando anche a caro prezzo questa scelta. Chi ha perso i chili rapidamente attraverso il divieto costante dei cibi pericolosi, solitamente finisce per rinunciare anche a quelle sensazioni che possono richiamare il piacere connesso al cibo, come ordinare solo cibi dietetici al ristorante, disapprovando chi, invece, sceglie i piaceri della tavola. Dietro questo atteggiamento c’è la convinzione errata che essere magri equivalga a essere più belli e desiderabili, che tuttavia si traduce nella trasformazione di queste persone in soggetti “freddi” e privi di fascino che, in alcuni casi, rischiano di scivolare in disturbi del comportamento alimentare. Privarsi in maniera esagerata determina già il fallimento di una dieta.
  4. L’effetto ribellione: non riesco a perdere peso, quindi meglio lasciarsi andare. Le diete inefficaci creano dei circoli viziosi, fatti di frustrazioni e demoralizzazioni, che portano le persone ad abbandonarsi completamente al piacere culinario. Oltre all’attività fisica, si rinuncia anche a ogni tipo di freno rispetto al cibo. È un atteggiamento che spesso investe le nuove generazioni, sempre in sovrappeso e a rischio obesità.
  5. L’effetto lotta continua: consumo più di quanto assumo. Un’altra ossessione che si lega a chi si sente perennemente a dieta, è quella per l’esercizio fisico. Ci si basa sulla credenza errata che la palestra possa essere l’occasione per bruciare velocemente le calorie, possibilmente assunte fuori dal regime, trasformando la ginnastica in un obbligo giornaliero. Tuttavia, questo sforzo ossessivo si traduce in un aumento della sensazione di appetito, più si mangia e più servirà un ulteriore esercizio fisico. Finché il ciclo non si spezza, con un crollo definitivo e l’abbandono di ogni tipo di attività fisica, grazie al quale il senso di sconfitta riprende a farsi strada.
  6. L’effetto delega: la pillola miracolosa. Alcune persone riconoscono di possedere poca volontà e tendono ad arrendersi facilmente dopo diversi tentativi che hanno portato al fallimento di una dieta. Si finisce, quindi, per ricorrere alla soluzione magica della pillola dimagrante. Come la storia dell’uomo insegna, la tendenza ad affidarsi agli oggetti “magici”, che dovrebbero garantire forza e protezione, produce essenzialmente un processo di autoinganno psicologico, con conseguenze spesso non indifferenti.

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